Si aprono le frontiere dello spazio, si inventano nuove tecnologie ma non si elimina la pena di morte. Questo è ciò che succede nei 68 Paesi dove è ancora prevista questa spregevole condanna. Negli anni tante associazioni si sono battute per la sua abolizione, tra queste la Comunità di Sant’Egidio, grazie alla quale abbiamo conosciuto Art Laffin, un attivista americano che ha saputo perdonare l’omicidio del fratello Paul.
Signor Laffin ci può parlare di suo fratello e della ragione per cui è contro la pena di morte?
Mio fratello venne ucciso il 20 settembre di 13 anni fa. Si trovava in Connecticut, per dare assistenza a persone senza fissa dimora, quando un malato di mente lo uccise. Paul viveva per i poveri ed era soprannominato Mr Holiday, perché riusciva ad ottenere il miglior cibo da offrire alla mensa, che organizzava per i meno fortunati. Era sempre allegro e se fosse qui vi avrebbe raccontato una barzelletta. Io lotto per l’abolizione della condanna a morte perché penso che uccidere le persone che hanno ucciso non porti alla pace. Anzi, così si crea solo altro dolore nelle famiglie del condannato oltre che hai parenti delle vittime. Credo che la vera giustizia non passi attraverso il rimorso ma attraverso il perdono.
Sappiamo che anche lei, come suo fratello, è un attivista umanitario. Di cosa si occupa l’associazione Dorothy Day Catholic Worker House of Hospitality di cui fa parte?
Nel nostro centro diamo ospitalità a cinque famiglie senza fissa dimora e aiutiamo i poveri di Washington DC. Inoltre, attiviamo operazioni per la pace e per sostenere i diritti umani.
Cosa fate negli Stati Uniti per promuovere l’abolizione della pena di morte? Come mai nel suo Paese è così radicata?
Noi organizziamo molte manifestazioni tutti gli anni, la più importante si svolge a gennaio davanti al palazzo della Corte Suprema, nonostante i partecipanti rischino l’arresto. La lotta per la soppressione è molto lunga e difficile perché la mentalità statunitense prevede che a un omicidio debba seguire una vendetta. Politici e giudici manipolano la gente, convincendoli che per ridurre gli omicidi sia necessario uccidere, anche se i dati dimostrano il contrario.
Le redazioni passate del “Farò del mio peggio”, hanno collaborato spesso con la Comunità di Sant’Egidio, cosa possono fare i nuovi redattori per sostenere la lotta contro la pena di morte?
Potete aiutarci informando gli studenti e pubblicando articoli sulle nostre iniziative, come avete già fatto . Inoltre, potete scrivere e-mail o lettere a un condannato a morte, raccontargli della vostra vita e di ciò che accade sul Pianeta per farlo sentire considerato e, in questo modo, permettergli di essere un vero cittadino del Mondo. Sul nostro sito web, www.santegidio.org, come sapete, troverete tutte le informazioni necessarie. Grazie a tutta la Redazione e agli studenti del Liceo Orazio Grassi! Alla prossima iniziativa di solidarietà.
Noi della Redazione invitiamo tutti i lettori a sostenere la Comunità di Sant’Egidio, che si impegna per la salvaguardia dei diritti umani e per la costruzione di un mondo migliore.
Amanda Traverso, Miriam Michero, Chiara Gramazio III H