È terminato da pochi giorni il periodo dei test d’ammissione a tutte le università italiane per selezionare le nuove matricole. E come al solito non sono mancate le polemiche vista la “stravaganza” dei quesiti utilizzati per la selezione e la loro scarsa attinenza con il percorso di studi da intraprendere. Questa volta al centro delle polemiche sono finiti i pochi posti a disposizione per un numero sempre più alto d’aspiranti universitari. Anche per quest’anno i posti disponibili per le facoltà, programmate a livello nazionale non sono bastati ad accontentare tutti.
Il Ministero ha stabilito per ogni corso di laurea un limite massimo di studenti iscrivibili al primo anno d’università. 28 mila i posti disponibili per il 2006-2007, a fronte di 250 mila candidati con un aumento di circa l’8% rispetto l’anno scorso, e una quota d’ammissione che supera l’11% del totale. Se i candidati continueranno ad aumentare d’anno in anno, si dovrà trovare una soluzione valida per accogliere negli atenei il più gran numero possibile d’aspiranti universitari. Le domande sottoposte ai candidati sono state da molti definite: “a misura di raccomandato". In alcune università erano propinate domande che non centravano con l’argomento di base di quell’ateneo, per esempio, alla facoltà di Veterinaria era chiesto: Qual è la rotta più breve per raggiungere il Corno D’africa partendo da Genova via mare, oppure all’università d’Odontoiatria veniva chiesto chi è l’inventore del pupazzetto televisivo Topo Gigio. Le proteste dei genitori e degli studenti hanno trovato inaspettati alleati nella lotta contro i test d’accesso, anche nei docenti e nei presidi di facoltà, che non hanno potuto, però, invalidare le prove o rimandarle. Professori e presidi sono concordi nel ritenere assurde le domande dei test.
Non sono sicuramente domande da porre a ragazzi che hanno speso lungo tempo a preparare un esame così importante nella carriera scolastica, ma soprattutto nella loro vita. Immaginate la delusione per non aver potuto superare il test d’accesso all’ università, tanto sognata, solo perché non si conosceva il nome dell’inventore di Topo Gigio. Riflettendo si può capire che si tratta di una presa in giro nei confronti dei ragazzi che si sono impegnati, ma d’altra parte si notano facilmente le agevolazioni per i raccomandati. E per quanto riguarda l’aumento dei candidati, penso che sia il Ministero a dover trovare una soluzione accettabile per dare un’opportunità ad un numero maggiore di studenti.
Le soluzioni per calmare la crisi sono molte, per esempio, trovare un’alternativa al classico test di ammissione, come una selezione diretta in base al voto di uscita dall’esame di maturità e in base alle medie di fine anno acquisite durante gli anni trascorsi nelle scuole superiori da non sottovalutare il curriculum scolastico dei ragazzi. I fattori su cui basare la selezione non mancano. L’importante è trovare un’agevolazione dal ministero e aumentare il numero di partecipanti ad ogni singolo ateneo.