L'istruzione è il nostro futuro e la sua costruzione non dipende solo da un processo individuale, ma soprattutto dai professori. Secondo un'indagine dell’ISTAT molti docenti in Italia sono psicologicamente impreparati, senza interessi e capacità educative; molti soffrono persino di crisi di ansia e di panico: non sono in grado di fare lezione e non riescono a farsi rispettare dagli studenti. Sono, spesso, gli insegnanti che semplificano le cose, che danno pochi compiti e lasciano copiare, i peggiori, perché in questo modo non predispongono gli studenti alle grandi difficoltà della vita.
In un simile contesto, è naturale che l'istruzione in Italia non sia delle migliori. I ragazzi hanno bisogno di docenti carismatici che trasmettano il sapere con amore e passione. Ed è difficile trovare un professore che ti faccia innamorare della sua materia e ti porti ad apprendere per coinvolgimento emotivo. Sarebbe l'ideale un professore alla Robin Williams, che nel film "L'attimo fuggente" fa emergere negli studenti la passione per la vita e per la poesia. La scuola, infatti, non dovrebbe essere vista come una "tortura", ma come un piacere intellettuale, grazie al quale ci si prepara a trovare e a percorrere la propria strada umana e professionale. Purtroppo quando gli insegnanti "assenti" trascurano la formazione dei ragazzi, questi, mancando di un'adeguata disciplina, o prendono strade sbagliate o seguono la mediocre società che guida i giovani, la categoria più debole e più facilmente dominabile, verso il "paese dei balocchi": ci attirano attorno a tutto ciò che è superfluo, alle mode, ai giochi, al calcio, assicurandoci che sono il il "bello", ciò che è "attraente", nascondendoci la realtà, con l'obiettivo di non farci pensare.
La scuola, allora, dovrebbe insegnare a riflettere e a ragionare sugli avvenimenti che ci circondano. Dovrebbe anche insegnare a ribellarsi, a protestare e a difendere i propri diritti, formandoci come cittadini pensanti e non sudditi, perché questa società che ci prescrive come dobbiamo vivere, nega la libertà. "Liberi, liberi siamo, ma poi liberi da che cosa?” Per fortuna in ogni consiglio di classe c’è sempre un prof con l’anima grande e comprensiva, disposto a prendersi cura dei suoi ragazzi, "in grado di fargli da modello nella fase in cui escono dalla famiglia e devono costruirsi un’identità attraverso il riconoscimento di qualcuno all’esterno. Questa operazione di riconoscimento è il compito dell’insegnante. Se fallisce, il ragazzo va a costruirsi la sua identità nel gruppo, nel bullismo, nelle mode, altrove" (U. Galimberti). Questi fattori garantirebbero un futuro migliore non solo ai giovani, ma a tutta la società.